[Ma che sant’uomo!] Tu mi domandi se sono allegro

Qualcuno di voi si sarà accorto che, cambiando la grafica del blog, ne ho approfittato per fare qualche modifica alla colonna di destra. A parte un paio di link che ho aggiunto al mio blogroll, ho inserito anche una frase che, ironicamente, ho definito la mia “linea editoriale”.
Sia chiaro: parlare di “linea editoriale” per un bloggherello come il mio è chiaramente una presa in giro; non pensate che mi sia montata la testa, eh. Però, la frase mi era piaciuta fin dal primo momento in cui l’avevo letta, e mi era sembrato che potesse sintetizzare bene lo stile che (vorrei riuscire a dare) al mio blog: uno spazio leggero e non pomposo, in cui poter parlare (anche) di religione col sorriso sulle labbra.

Bene.

La mia “linea editoriale” è tratta da una frase di Piergiorgio Frassati, uno dei più amati Santi della Chiesa torinese. (In realtà non è Santo, è “solo” Beato: ma “beato amato” mi faceva ridere. Me la passate?).
Ad ogni modo. Piegiorgio Frassati, nato a Torino nel 1901, è uno dei modelli che più frequentemente vengono riproposti ai giovani cattolici, piemontesi e non.

Innanzi tutto, è morto giovane. È morto il 4 luglio del 1925: aveva poco più della mia età.

Secondariamente, è un giovane moderno.
Voglio dire: non è il primo ragazzo che muore giovane e poi viene beatificato: Gabriele dell’Addolorata si è spento a ventiquattr’anni; San Luigi Gonzaga aveva esattamente la mia età.
Ma San Gabriele è morto nel 1862, e San Luigi Gonzaga a fine Cinquecento. Non dico che questi Santi non abbiano più niente da insegnarci, ma il buon Piergiorgio ha senz’altro affrontato problemi molto più vicini alle vicende quotidiane di un ragazzo del Duemila.
No?

In terzo luogo, Piergiorgio Frassati era il ragazzo più jellato che io abbia mai conosciuto sulla faccia del pianeta.
Con tutto il rispetto, eh: ma Paperino è niente, al suo confronto.
Se avete un giovanotto in crisi adolescenziale e volete confortarlo perché la vita non gli arride, regalategli una agiografia del buon Piergiorgio.
Dico davvero.
Sono certa che ci si ritroverà; non sto scherzando.

Piergiorgio Frassati, tanto per cominciare, era nato in una famiglia un tantinello disfunzionale. Il padre era pieno di amanti, e la madre, per correttezza, pure; i genitori si detestavano cordialmente, e restavano assieme solo per una questione di pura forma. Duri coi figli, esageratamente esigenti, perennemente critici, facevano sembrare la vita familiare di Piergiorgio una specie di esame quotidiano.

‘sto povero disgraziato, per dirne un’altra, andava male a scuola. Era riuscito a farsi bocciare al ginnasio (!); e, una volta diplomato, faceva una fatica atroce a andare avanti con gli esami, iscritto al Politecnico.
La sua sorella minore era riuscita a laurearsi prima di lui, pensate un po’ che umiliazione.
Unitelo al fatto che i genitori di Piergiorgio lo criticavano per ogni inezia, e pensate un po’ cosa volesse dire fallire un esame (…e poi un altro, e un altro ancora).

Piergiorgio Frassati, dopo la laurea, sognava di andare a lavorare in una miniera. (Ognuno c’ha i suoi sogni, oh).
Il padre, direttore della Stampa, l’aveva costretto ad accettare un lavoro all’interno del giornale… e ‘sto povero disgraziato non aveva osato protestare.

Il povero Frassati era follemente innamorato di una bella ragazzina (che faceva la bibliotecaria!! Librarian proud!).
La bella bibliotecaria non se lo filava minimamente, e alla fine s’è sposata – ciliegina sulla torta – con un caro amico di Piergiorgio. (Grazie a Dio, in quel momento Piergiorgio era già partito per i verdi pascoli del cielo. Almeno quello…).

Quando Piergiorgio Frassati si è ammalato, nessuno gli ha prestato la benché minima attenzione. C’era sua nonna che agonizzava nella stanza affianco, e la povera vecchietta gli ha – come dire – “rubato un po’ la scena”.

Quando finalmente ci si è resi conto che Piergiorgio stava veramente male, si è provveduto urgentemente a far venire il medico.
Il medico ha ordinato una medicina che forse avrebbe potuto salvargli la vita, con un poco di fortuna.
Sommo della jella, la medicina si trovava a Parigi. Fra Parigi e Torino, proprio in quelle ore, si era appena scatenata una terribile tempesta. L’aereo che avrebbe dovuto consegnare la medicina non riuscì a partire, e il povero Frassati perse in questo modo la sua ultima chance di sopravvivenza.

E potrei ancora andare avanti, ma ho toccato per sommi capi tutti i punti principali.

Mi sono permessa di usare questo tono scanzonato perché ho la matematica certezza che, di lassù, Piergiorgio stia ridacchiando sotto i baffi. Era un tipo ironico (autoironico?), che amava la battuta e scherzava con gli amici. Ci sono delle sue foto con la feluca in testa, da bravo membro della goliardia universitaria.
Insomma, con Piergiorgio ci si divertiva un sacco. Non penso proprio che si sia offeso, per questa mia piccola presa in giro.

Però – insomma – diciamolo chiaro e tono: oggettivamente, Piergiorgio Frassati è la persona più jellata che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.
E quindi, se ci pensate, è ancor più sorprendente quella frase che mi ha colpita, e che ho osato far mia su queste pagine.

Tu mi domandi se sono allegro. E come potrei non esserlo? Finché la fede mi darà forza, io sarò sempre allegro!
Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza deve essere bandita dagli animi cattolici. [La tristezza] è una malattia peggiore di ogni altra; [e] questa malattia è quasi sempre prodotta dall’ateismo.

Qualcuno ha scritto che i Santi si distinguono dalle altre persone perché sorridono sempre. E sorridere ventiquattr’ore al giorno mi sembra un ottimo modo per provare a santificarsi… anche se tuo padre t’ha appena fatto una scenata, sei stato bocciato a quell’esame, hai dovuto accettare un lavoro che ti fa schifo, e la ragazza di cui sei follemente innamorato sta per sposarsi col tuo migliore amico.

Piergiogio c’è riuscito, oh.
E non ditemi che è poco!

6 risposte a "[Ma che sant’uomo!] Tu mi domandi se sono allegro"

  1. AlphaT

    Devo dire la verità, anni fa mi avevano cercato di presentare Frassati a modello, ma non è che mi avesse granchè convinto.
    Chiedo scusa in anticipo, ma l'impressione mia era che fosse semplicemente un ragazzo di buona famiglia, cattolico, morto giovane.
    Il che mi faceva pensare alla facilità con cui i re venivano proclamati santi un tempo… cioè, oggi al posto dei re abbiamo i figli di persone importanti (?)…
    Di solito no, ovviamente, ma nel caso di Piergiorgio l'impressione viene…
    So che questo è il modo più ingeneroso di mettere la cosa, magari mi sfugge tutto l'essenziale della sua storia, ma ammetterai che l'essere sfortunato non è proprio sinonimo di santità, anche se a volte aiuta.

    Diciamo che ti sto provocando a giustificare la sua esemplarità.

    Me lo immagino che arriva in Paradiso, entra e viene accolto da un gruppo di antichi asceti orientali…
    -Oh, bravo giovane! Benvenuto nel club dei santini!
    -E dicci, che gesta hai compiuto per essere qui tra noi? Ti sei ritirato in lunga solitaria meditazione su qualche monte sperduto?
    -Ehm, no, in montagna ci facevamo le escursioni però.
    -Andavate a divertirvi? Da turisti?
    -Ecco, sì… ma eravamo universitari cattolici eh!
    Momento di imbarazzo.
    -Vabbè, ma almeno ti sarai astenuto dalle bevande alcoliche e dagli schiamazzi?
    -Mah… sapete… la combriccola, il rifugio, il Genepì…
    -Mmmmhhh, lasciamo perdere. Ma almeno avrai fondato qualche opera religiosa?
    -No…
    Brusio.
    -Ti sarai santificato col lavoro! Ecco! Che hai fatto?
    -Ehm, mi hanno assunto nel giornale di papà, ma non ne avevo voglia.
    Mormorii, uno si liscia nervosamente la lunga barba bianca, pian piano si allontanano imbarazzati.
    -Questi giovani! sospira uno stilita, massaggiandosi le terga.

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  2. fiordicactus

    Anch'io come Alpha T non l'ho mai considerato un granché come santo . . . forse perché questi santi "moderni" non hanno l'agiografia di quelli antichi . . . ma poi, ho approfondito e ho scoperto che questo "ragazzo di buona famiglia" si dedicava anche ad aiutare gli altri, e, dicono che la polio se la sia presa proprio andando dove non avrebre dovuto!

    Ci sono qui, vicino alla Città sulla Costa alcuni che sulle sue orme ci si sono messi e in tanti! Se vi interessa   http://www.tipiloschi.com/ 

    Ciao, R

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  3. ago86

    Piergiorgio Frassati era un terziario domenicano, proprio come me. E il fatto che abbia resistito a tutte queste avversità me lo avvicina molto (anche se la mia situazione è molto più tranquilla).

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  4. utente anonimo

    Credo che bisogna rivedere il concetto di santità.Per essere santi non è necessario fare grandi cose.Ma operare ogni giorno in Cristo e con Cristo.Ognuno di noi è un aspirante santo.Tutto sta a come si vive la fede e la si trasmette agli altri.Sinonimo si santità non è bontà e ce lo insegnano tanti santi che hanno avuto una giovinezza turbolenta.

    egititti

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  5. laurie

    So che scrivo con sacco di ritardo ma Piergiorgio Frassati ha fatto un sacco di cose: si era iscritto a ingegneria e voleva lavorare in miniera per migliorare le condizioni di vita dei minatori; aiutava le famiglie povere di Torino con la San Vincenzo, presentandosi semplicemente come “Piergiorgio”; aiutava anche i suoi compagni di studio più poveri; viveva l’Eucarestia; oltre a questo era un fucino, faceva parte dell’AC, era un grande appassionato di montagna (infatti una delle sue immagini più note è una foto di una gita) e ci andava con gli amici; alla ragazza di cui si era innamorato aveva rinunciato volontariamente, senza mai dirle niente, perché sapeva che non sarebbe mai stata accettata a casa; quando ha iniziato a star male non ha detto niente a nessuno proprio perché già c’era la nonna che stava male … Quando morì, la notizia si diffuse rapidamente in città e chi era stato aiutato da lui capì chi era: al funerale si presentò praticamente tutta Torino e da qui iniziò la conversione della famiglia.

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